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Giorgio Stefanetta espone a Villadossola

La mostra del pittore Giorgio Stefanetta si inaugurerà sabato 23 marzo 2024, alle ore 17, nello spazio arte del Teatro La Fabbrica di Villadossola. Presenta Giuseppe Possa. L’esposizione sarà visitabile fino al 7 aprile nei seguenti orari: giovedì e venerdì 16-19; sabato e domenica 10-12 e 16-19. Per info, cell. artista: 338 9730198

 

di Giuseppe Possa

Sono in esposizione 35 opere a china di Giorgio Stefanetta, impreziosite da qualche tocco di pastello, che ritraggono dettagli di macchinari: ingranaggi, bulloni, pulegge, bilancieri, caviglie, chiavarde e altre attrezzature provenienti dalla storica “Bolloneria A. Morino & C.” di Vogogna. Questa fabbrica, purtroppo chiusa da alcuni anni, è stata per tutto il secolo scorso la realtà economica e trainante non solo per uno dei più incantevoli borghi d’Italia, ma anche per l’Ossola. Numerose generazioni hanno lavorato in questa impresa di rilievo, che ha rappresentato un autentico motore di sviluppo locale. Anche la madre dell’artista è stata impiegata alla filettatura della ditta Morino, mentre lo stesso Giorgio ha iniziato l’apprendistato in questa azienda all’età di quindici anni.
Le tavole di Stefanetta in mostra sono presentate in ordine cronologico e prive di titolo.
Realizzate in un arco di tempo di circa vent’anni, e considerando che l’autore ha subito nel frattempo un intervento agli occhi, si possono notare, nell’insieme, alcune differenze tra i lavori precedenti e quelli successivi. Molte raffigurazioni sono descrittive, in esse l’artefice dimostra grande attenzione ai dettagli, profonda ispirazione lirica e minuziosità nel tratto grafico; altre opere, invece, appaiono essenziali, con un tratteggio più fitto e contorni più sfumati.
Occasionalmente, appaiono dadi o carte da gioco, fiori, conchiglie o altri elementi naturali che agiscono come “interruzione nella staticità metafisica della materia utensile”. L’artista, avendo lavorato con questi oggetti, ne conosce la natura. Egli stesso afferma di essere stato attratto dalle macchine, dalla loro lavorazione e da come concorrono ad aiutare chi le utilizza. Per lui, il loro funzionamento complesso non è percepito come sovrapposizione a quello umano, ma un ausilio alla vita e alla Comunità.
Molti dei quadri in mostra a Villadossola, composti con precisione e raffinatezza, ritraggono arnesi, utensili vari o articoli da ferramenta. Stefanetta li dispone con cura, quasi avessero anima e cuore, creando l’impressione di trovarsi di fronte a “nature silenti”. Nonostante l’uso di inchiostro di china, le composizioni sono illuminate da giochi di chiaroscuro morbidi e delicati, che l’artista ha osservato negli anni trascorsi in fabbrica, utilizzando le attrezzature a disposizione e tali immagini gli sono rimaste impresse nella memoria.
La padronanza del disegno, la perfezione della forma e l’accuratezza esecutiva conferiscono a questi lavori su carta una vitalità propria. Sembrano quasi sublimare la realtà, trasfigurandola in una dimensione ideale e onirica in cui regna solo la bellezza.
Da queste testimonianze, scaturisce un mondo poetico che l’autore ha reso ancora più evidente, più icastico, proprio col rigore degli effetti, con la descrizione robusta e palpitante di un indagare fino alle minuzie, come se l’artista fosse dotato di un “occhio” fotografico.

Giorgio Stefanetta è nato a Premosello Chiovenda nel 1949. Opera a Vogogna, dove vive da sempre. È autodidatta. Numerose sono le sue partecipazioni a mostre collettive e personali nel VCO, fuori dalla nostra provincia ha esposto a Milano, Pisa, Genova. Ha ottenuto premi in vari concorsi e riconoscimenti da Associazioni e da Enti istituzionali.
Accanto ai raffinati disegni a matita e china, che rappresentano scorci architettonici e naturalistici, troviamo le opere che si possono considerare “la sua firma”, ovvero le figure femminili “Dee, semidee, eroine, sacerdotesse”, che grazie a felici rimandi alla mitologia classica, diventano traccia di un percorso artistico d’eccezione.
Sue opere, che richiedono anche 100/150 ore di lavoro certosino, si trovano in numerose collezioni private in Italia, Francia, Svizzera, Spagna, Argentina, Uruguay, Venezuela. Hanno scritto di lui, tra gli altri: Gianfranco Bianchetti, Nino Di Salvatore, Tullio Bertamini, Giuliano Crivelli, Marisa Cortese.

Giorgio, iniziamo da questa mostra di Villadossola. Perché la ripeti dopo quella allestita alla bulloneria Morino dello scorso anno?
<<Ho voluto portare la mostra a “La Fabbrica” perché ritengo doveroso celebrare nuovamente l’attività svolta dalla ditta Morino, nell’arco di 120 anni, dando economia al paese>>.

Raccontaci in breve gli aspetti più significativi della tua vita e della tua arte.
<<L’attenzione e l’inclinazione per l’arte, in senso lato, posso semplicemente dire che sia nata con me. Poi, ovviamente, mi sono applicato molto per raggiungere certi livelli di realizzazione; ho lavorato parecchio e con passione>>.

Nell’arco temporale di una cinquantina d’anni dedicati all’arte, Stefanetta ha iniziato dipingendo, una pittura figurativa, la sua, con paesaggi, vedute di paesi e nature morte, ma con stile non legato alla tradizione ossolana, bensì con tagli e toni della modernità contemporanea.
Le illustrazioni per la “Storia di Vogogna” di don Angelo Airoldi e le sue ambientazioni preistoriche per la guida archeologica “Sentieri antichi del VCO” (due pubblicazioni edite da Grossi – Domodossola) attirarono l’attenzione di Ambrogio Pellegrini dello Studio Progetti Culturali di Ascona, che lo consigliò di dedicarsi oltre che alla pittura, in cui ben si esprimeva, soprattutto cromaticamente, alla tecnica grafica. Confidò allora il professore svizzero: “Mi sono accorto all’istante che, pur essendo autodidatta, possedeva un talento naturale considerevole, rivelatore di ben più ampie possibilità tecniche e creative di quelle praticate fino a quel momento”.

Giorgio, ma che consigli ti diede il Prof. Pellegrini?
<<Fin dal primo incontro, dopo aver stabilito un rapporto professionale di fiducia, mi suggerì di abbandonare la pittura, eppure asseriva che anche coloristicamente mi esprimevo bene, e di impegnarmi totalmente alla sperimentazione delle possibilità espressive della tecnica grafica, assicurandomi tutta la sua assistenza e dello studio che dirigeva. Lo scopo era che giungessi ad un segno sempre più preciso e affinato, che mi avrebbe consentito di creare luce e colore, definendo la proprietà della materia sulla carta, pur usando l’inchiostro di china>>.

Così, in pochi anni, Stefanetta migliorò la qualità delle sue opere, approdando alla perfezione di quelle che seguirono e questo fino a oggi.

 Quali sono stati, poi, i tuoi cicli pittorici?
<<Non posso dire di avere avuto dei cicli pittorici. Ho iniziato nel 1975 con collage di stoffa, per poi passare all’olio e infine all’inchiostro di china. Ho sempre sentito il bisogno di sperimentare e tuttora è vivo in me>>.

Infatti, in questi anni, Giorgio ha operato più sui temi di ricerche personali, a partire dalle chine che espose a Vogogna nel 1998: opere precise, definite in ogni millimetro quadro, frutto di una perizia tecnica ed espressiva iperrealista. Erano per lo più scorci ispirati al borgo antico, in cui vive, e ad alcuni particolari di portali, finestre o caratteristiche chiusure a catenaccio.

Perché hai abbandonato la pittura per dedicarti completamente al disegno minuzioso e preciso con gli inchiostri a china? E qual è il tuo modo di operare: come nasce una tua opera?
<< L’inchiostro di china mi da la possibilità di esternare al meglio ciò che ho dentro di me ed è un prodotto che mi gratifica molto, perché mi permette di trasmettere sui fogli di carta i sentimenti che provo. Le mie opere nascono quando un soggetto mi cattura e mi procura emozioni (catenacci, porte finestre, serrature, oggetti, ecc.). Dapprima, creo un leggero disegno a matita che poi riempio con la china e segue l’eventuale colorazione. In pratica, non tolgo e non aggiungo nulla a ciò che descrivo e lo lascio riconoscibile con tutti i suoi particolari. Mentre per i soggetti mitologici, lascio che la mia fantasia sia totalmente libera di esprimersi. Qui mi sento più personale, perché non sono vincolato a nessuna costrizione>>.

La sua predilezione per certe tecniche, che si è poi trasformata in passione, ha reso le sue composizioni sempre più interessanti, spesso ispirate alla classicità, con effetti luministici morbidi e studiati.
Ne sono proprio un esempio i fogli a china e pastello dedicati alla mitologia. In questi lavori emergono frammenti di miti, di memorie, che richiamano un mondo di riferimenti alla cultura greco-romana, di allusioni ad antiche figure femminili di dee, ninfe ed eroine. L’autore ha saputo riprodurre con fantasia non solo l’aspetto esteriore (l’abbigliamento, in particolare, che evoca la decorazione orientale), ma anche scavare nella psicologia del personaggio come c’è stato tramandato, rivisitato, in chiave allegorica moderna. Così, sulle tavole appaiono Medea, Venere, Minerva, Calipso, Giunone, Gea, Proserpina, Atena, Penelope, Cassandra, Andromaca e tante altre figure, ritratte di profilo o di fronte, nella gioia o nel groviglio di un dolore contenuto. Questi volti enigmatici possiedono, nella loro bellezza ieratica, la presenza misteriosa di divinità quotidiane, di idoli terrestri, che, tuttavia, non hanno smarrito la propria aura celeste. Quasi assente la componente maschile nelle sue creazioni (a parte il guerriero Marte), in compenso le fattezze dei volti femminili, a volte, sono tratteggiate in modo da voler quasi ricondurre ai visi dell’una o dell’atro.

Cosa stai per intraprendere nel futuro?
<<Per il futuro ho tante idee al fuoco, alcune cose sono già pronte, come le figure mitologiche greche, le “chiusure”, “Clitennestra” (collana dedicata all’attenzione per i femminicidi), “Speculum Intus” (percorso interiore personale: autoritratti visti con lo specchio interiore), “Catarsi” (altro percorso intimo, dopo un periodo di sofferenza: periodo di liberazione, di esorcizzazione). Attualmente sto lavorando su una ricerca di opere dal titolo: “La luminosità degli astri spenti”… parafrasando un libro di Massimo Recalcati (“La luce delle stelle morte”). Per ora, però, è ancora embrionale. Il problema è che nel nostro territorio l’arte è considerata molto, ma molto meno di una cenerentola… e preferisco fermarmi qui>>.

 Giuseppe Possa

Giorgio Stefanetta e Giuseppe Possa

http://www.giuseppepossa.altervista.org

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